Anche se oggi il loro ruolo non è ancora di primo piano, oramai è opinione comune che il settore sia pronto per il grande salto.
Il D.lgs 199/2021, ha criteri direttivi che dovrebbero entrare in vigore entro fine giugno 2022. Uno di questi prevede che gli impianti di produzione dell’energia elettrica da fonti rinnovabili debbano avere una potenza complessiva non superiore a 1 Mw (prima era di 200 Kw) ed essere connessi alla rete elettrica attraverso la stessa cabina primaria su cui insistono anche tutti gli iscritti alla comunità energetica.
L’attenzione cresce sempre di più: con il recepimento della Direttiva Red II e il Pnrr si stima al 2030 una potenza complessiva installata in tutta Italia di 7 Gigawatt.
Le Regioni maggiormente interessate al momento sono quelle del Nord «con il Veneto che ha avviato 8 progetti, il Piemonte 7, la Lombardia 6 ed il Trentino Alto Adige 5 progetti. Seguono il Friuli Venezia Giulia, l’Emilia Romagna e l’Abruzzo con due progetti. Una sola iniziativa per Campania, Lazio, Sicilia, Marche e Toscana» ha spiegato Ripa di Meana. In questo momento tutti gli impianti sono di tipo fotovoltaico e hanno una potenza media di 15-20 Kw. Occorre promuovere la produzione di altre forme di energia, interventi di efficienza energetica, integrazione di accumuli, servizi di ricarica per la mobilità elettrica; agevolare il ricorso a finanziamenti bancari per chi non potrà accedere al Pnrr; censire e rendere disponibili le superfici e tetti della Pubblica amministrazione non utilizzati; corredare il meccanismo con un obbligo di consegna al Gse a tariffa fissa dell’energia immessa non autoconsumata.
Importante è la dotazione finanziaria prevista dal Pnrr che ha messo in campo, nell’ambito del compito M2C2 – Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile, 2,2 miliardi di euro per la promozione delle energie rinnovabili per le comunità energetiche e l’autoconsumo. «L’obiettivo dell’investimento è il recepimento della Direttiva RED II a una dimensione più significativa, individuando Pubbliche amministrazioni, famiglie e microimprese in Comuni con meno di 5mila abitanti che ne possano beneficiare in termini di sostegno all’economia, alla coesione sociale, nonché di contrasto allo spopolamento» si legge nel rapporto Orange Book.
Il legislatore sta intanto insistendo parecchio su questo tipo di strumenti: l’ultimo tassello è arrivato con il decreto Aiuti, che amplia il coinvolgimento della Difesa e delle Pa nelle comunità energetiche rinnovabili, aprendo anche alle autorità portuali. Con il decreto Bollette, invece, è stato fatto un altro intervento sugli autoconsumatori di energia rinnovabile estendendo fino a 10 chilometri la distanza degli impianti di produzione che sono connessi all’utenza.
I prossimi mesi saranno decisivi. Anzi potranno essere decisive addirittura le prossime settimane. Si aspetta per il 15 giugno l’aggiornamento dei meccanismi di incentivazione e le restituzioni tariffarie da parte del ministero della Transizione ecologica e dell’Arera (l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente): in questo momento gli iscritti a una comunità energetica ottengono complessivamente un beneficio di circa 179 euro per Mwh.
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Fonte: IlSole24Ore 30 maggio 2022