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Il PIL 2023 e il fattore Energia

Il Pil 2023 dell’Italia sembra essere in frenata in questo periodo dopo una fase di crescita. L’energia ha un ruolo fondamentale per tornare a crescere.

I dati del terzo Bollettino economico di Bankitalia indicano che nei primi tre mesi dell’anno «il Pil italiano è tornato a crescere dello 0,6% rispetto al trimestre precedente, i consumi delle famiglie sono saliti, così come gli investimenti totali, che hanno raggiunto livelli di oltre il 20% superiori a quelli del 2019».

Da aprile a giugno si è invece riscontrata una frenata del Pil 2023: «l’attività è stata sostenuta dai servizi (soprattutto turistici), ma la produzione manifatturiera è diminuita».

Siamo quindi ancora più legati e dipendenti agli effetti del PNRR. L’attività sembra ridotta «anche nel settore delle costruzioni, risentendo della graduale attenuazione degli effetti degli incentivi fiscali legati al Superbonus 110%» che hanno generato un gigantesco buco nei conti pubblici, oltre ad avere contribuito ad incrementare l’inflazione.

L’energia

Altro capitolo delicato è relativo all’energia e riguarda, naturalmente, non solo l’Italia ma tutta Europa. Ad oggi lo scenario è di una costante tendenza di calo dei prezzi del gas naturale al Ttf. Nella prima settimana di luglio è arrivato a toccare una quota poco inferiore ai 35 euro/MWh, una cifra molto più bassa dei circa 50 euro/MWh di fine marzo grazie al livello di stoccaggi molto ampio, combinato all’andamento moderato dei consumi industriali e l’abbondante offerta di Gnl a livello globale.

Non è possibile però essere eccessivamente ottimisti, perché «i rischi che gravano sul prezzo del gas per la prossima stagione invernale rimangono non trascurabili». Molto positive le cifre del disavanzo energetico, che nei primi tre mesi del 2023 «si è dimezzato», arrivando al 3,6% del Pil, «grazie alla forte riduzione del valore delle importazioni (da 8,6 a 4,6 miliardi di euro)».

Nel primo trimestre 2023, poi, la progressiva riduzione dei prezzi dell’energia e dei beni importati ha determinando un «calo dei costi variabili per unità di prodotto dell’1,6%» rispetto al trimestre precedente. Il margine operativo lordo rapportato al valore della produzione è cresciuto di circa 1,8%, «recuperando pienamente i livelli del 2021». L’aumento dei margini di profitto ha riguardato tutti i settori della manifattura, inclusi metallurgia, chimica e produzione di carta e legno, nei quali nonostante la contrazione dei prezzi si è osservata una diminuzione dei costi più intensa.

I margini di profitto del settore manifatturiero sono tornati ai livelli pre-pandemici, anche se in modo eterogeneo tra i comparti.

La diminuzione dei prezzi dell’energia ha contribuito notevolmente anche al calo dell’inflazione. Stando al bollettino di Bankitalia, dalla seconda metà del 2022 negli Usa, sulla base dell’indice dei prezzi al consumo, è scesa di circa 6 punti percentuali (dal 9,1% di giugno 2022 al 3 in giugno di quest’anno). Ma l’andamento è simile anche nell’area dell’Euro, che passa dal 10,6% di ottobre 2022 al 5,5 di giugno 2023, appaiando la dinamica degli Stati Uniti, seppure con alcuni mesi di ritardo. Nella media del secondo trimestre è proseguita anche la discesa dell’inflazione armonizzata al consumo, che a giugno raggiunge 6,7%.

Sui prezzi dei beni alimentari c’è un lieve allentamento, ma si continuano a sentire degli effetti ritardati dello shock energetico sui costi di produzione lungo l’intera filiera.

Secondo le proiezioni della Banca d’Italia per l’economia italiana, nello scenario di base il Pil 2023 aumenterebbe dell’1,3%, dello 0,9% nel 2024 e dell’1% nel 2025. Inoltre, l’inflazione sarebbe al 6% nel 2023 per poi scendere al 2,3% nel 2024 e al 2% nel 2025.

«Il quadro macroeconomico continua a essere caratterizzato da forte incertezza, con rischi orientati al ribasso per la crescita e bilanciati sull’inflazione», sottolinea Bankitalia, specificando che in questo quadro «si ipotizza che le tensioni connesse con il conflitto in Ucraina non comportino ulteriori difficoltà nell’approvvigionamento di materie prime energetiche».

Fonti: Banca d’Italia; Quotidiano del Nordest.